PACHAMAMA la Dea Terra

Pachamama o Mama Pacha, è la Dea Terra dei popoli andini del Sudamerica, tuttora venerata dalle genti che ancor’oggi si riconoscono nella cultura Inca.

Letteralmente Pacha Mama significa in lingua quechua “madre spazio tempo” o “madre universo”, tuttuno con madre Terra.
Le cime dei monti sono i suoi seni, i fiumi il suo latte di vita e i campi sono il suo fertile grembo.
Pachamama dunque è la generosa Dea della fertilità e dell’agricoltura, madre nutriente che dà la vita, ma altrettanto può mostrare il suo lato crudele quando produce terremoti per ricordare ai suoi figli che devono sempre onorarla.
Pachamama ci riporta ad un tipo di spiritualità della terra immanente, panteistica (dal greco pan: tutto) dove tutto è sacro e divino, la terra è sacra e così gli esseri viventi, in contrapposizione alla spiritualità di tipo trascendente che domina nelle culture di stampo patriarcale.
Pacha-Mama è la dea Terra di una religione che in sé stessa non può definirsi di stampo matriarcale, tantè che i sacerdoti sono uomini, tuttavia si rileva un’attitudine, presente anche presso altri popoli che praticano una religiosità di tipo immanente e non trascendente, a rapportarsi con la terra in un modo meno aggressivo, più rispettoso, sicuramente più sacro, di quanto facciano i popoli con religioni di stampo patriarcale, spesso accompagnate da un razionalismo e utilitarismo che pone il rispetto per l’ambiente e per gli animali tra gli ultimi valori.
Si nota inoltre che presso questi popoli cosiddetti “sottosviluppati” ad un maggior rispetto per la terra si affianca anche un ruolo di maggior preminenza sociale che viene assegnato agli anziani, nonché un atteggiamento di maggior attenzione nei confronti delle donne, dei bambini e di tutte le categorie socialmente più deboli.

IL MITO



Pachamama aveva uno sposo (che era anche suo fratello), Pachakamac, e dalla loro unione nacquero due gemelli, un maschio e una femmina. 
Come in altri miti andini, il padre morì oppure, secondo altre leggende sparì in mare e rimase prigioniero di un incantesimo in un’isola del litorale.
Pachamama rimase vedova e sola con i suoi figli. Sulla Terra regnava l’oscurità. 
In lontananza videro una luce che seguirono salendo montagne, attraversando lagune e combattendo contro mostri.
Infine arrivarono in una grotta conosciuta come Waconpahuin, abitata da un uomo chiamato Wakon. Questi aveva sul fuoco una patata e una pentola di pietra. Chiese ai due figli di Pachamama di andare a prendere l’acqua. I due tardarono e Wakon tentò di sedurre Pachamama. Vistosi rifiutato la uccise, divorò il suo corpo e mise i resti in una pentola.
I due gemelli tornarono e chiesero della madre. Wakon non raccontò nulla e disse loro che sarebbe tornata a momenti, ma i giorni passavano e la madre non tornava.
Huaychau, uccello che annunciava l’alba, ebbe compassione dei due gemelli e raccontò la verità sulla loro madre, mettendoli in guardia del pericolo che correvano rimanendo con Wakon. I bambini allora legarono i capelli di Wakon ad una grossa pietra mentre questi stava dormendo e scapparono in fretta e furia.
Incontrarono una volpe, Añas, che dopo aver chiesto loro il motivo del loro fuggire, li nascose nella sua tana. 
Nel frattempo Wakon si liberò e si mise in cerca dei gemelli. Incontrò dapprima vari animali a cui chiese se avevano visto due gemelli, ma nessuno seppe aiutarlo. 
Incontrò, infine, Añas. Questa gli disse che i bambini erano in cima ad una montagna e che avrebbe potuto, una volta in cima, imitare la voce della madre in modo che i bambini uscissero allo scoperto.
Wakon si mise a correre affannosamente verso la cima e non si accorse della trappola che nel frattempo l’astuta volpe Añas gli aveva teso. Wakon cadde da un burrone e, morendo, causò un violento terremoto.
I gemelli rimasero con Añas che li alimentava con il suo sangue. Nauseati chiesero se potevano andare a raccogliere qualche patata. Trovarono un'”oca” (Oxalis Tuberosa, un tubero simile alla patata) assomigliante ad una bambola, con cui giocarono finchè si ruppe un pezzo. Allora i bambini smisero di giocare e si addormentarono.
Nel sonno la femmina sognò di lanciare il suo cappello in aria e che questo rimanesse sospeso senza ricadere. La stessa cosa accadeva, nel sogno, ai suoi vestiti. Una volta sveglia raccontò il sogno al fratello. Mentre i bambini si domandavano il significato del sogno, videro in cielo una corda lunghissima. Incuriositi si arrampicarono e salirono.
Alla cima della corda videro il loro padre, Pachakamac, impietosito per le loro disavventure. Riuniti al loro padre, vennero trasformati nel sole e nella luna.
Per quello che riguarda Pachamama, essa rimase sempre in basso, assumendo la forma di un imponente nevaio chiamato, anche oggi, La Viuda (la vedova).



IL PANTHEON INCA

Nella concezione inca il mondo è suddiviso in tre livelli: Hanan Pacha: il mondo di sopra ove risiedevano le divinità , Kay Pacha: il mondo di qui , Uku Pacha o Urin Pacha: il mondo di sotto, ove risiedevano le anime dei morti e dei bimbi mai nati.
Questo è il modo in cui essi fecero convergere l’idea di spazio e di tempo. 
Nella loro cultura era molto sentito il legame con gli astri, la natura e tutti i suoi elementi, che prendevano vita nelle loro divinità.


La religione del popolo

Nella visione dualistica degli Incas Inti era la divinità maschile e alta, che aveva una controparte femminile e bassa, Pachamama.
l culto di Inti era in realtà riservato ad una ristretta èlite, mentre il culto di Pachamama era più legato al mondo rurale e, quindi al popolo e alla grande maggioranza degli andini, che avevano nei suoi confronti un rapporto di profonda reciprocità e devozione.In suo onore si celebravano riti giornalieri per 
garantire che la quantità di cibo disponibile fosse sufficiente. Durante la semina e il raccolto, le donne lavoravano nei campi parlando a bassa voce con Mamapacha, e versando ogni tanto sulla sua superficie del cibo fatto con il grano, come offerta di ringraziamento.


La religione dell’èlite

Wiraqucha
 era la divinità suprema creatrice del Sole, della Luna e delle stelle, il dio che aveva plasmato i primi uomini nell’argilla. 
Nonostante la potenza attribuita a questo Dio, la sua immagine lo vedeva sempre raffigurato nei panni di un piccolo bambino di circa 8/10 anni. 
Wiraqucha aveva un figlio di nome Inti

Wiraqucha aveva anche una figlia, Mama Quilla sorella e sposa di Inti, che generò Mama Ocllo e diede vita al primo Inca.
Inti ebbe un figlio di nome Pachakamaq (che in lingua quechua significa creatore dell’Universo, pacha=terra kamaq= creatore), che era il Dio del cielo o Dio della luna, il quale presiedeva alla crescita degli uomini, dei cereali e degli uccelli. 
L’immagine di Pachakamac era così simile a quella dell’uomo che gli Inca non ritenevano importante erigere statue o dedicare imponenti templi in suo onore, ma a lui erano dovuti sacrifici umani. 
Pachakamac aveva come sposa Pachamama, Dea della terra.

Su Wiraqucha esistono anche altri miti, tra cui: 
-Genera prima il cielo e la terra e poi gli uomini. In seguito a colpe non ben specificate di questi ultimi, trasforma gli uomini in statue di pietra. 
-Emerge dal Lago Titicaca e crea a Tiahuanacoil cielo, il sole le stelle e gli uomini. Scolpisce poi dalle pietre gli uomini e li destina nelle terre che a loro assegna. 
-Wiraqucha avrebbe avuto un figlio molto cattivo chiamato Taguapica che faceva tutto l’opposto di suo padre. Se Wiraqucha creava uomini buoni, Taguapica li rendeva cattivi…Se il padre faceva pianure , le trasformava in montagne e viceversa. Seccava le fonti d’acqua create dal padre. Dopo molte simili vicissitudini, Wiraqucha arrivò al mare, getto il suo mantello e scomparve tra le onde. 

Altri dei minori di questo complesso pantheon sono Apu (dio delle montagne), Apocatequil ( dio del fulmine), Catequil (dio dei tuoni), Cavillaca (dea vergine mangiatrice di frutta, da cui nacque Coniraya, dea della Luna), Chasca (dea dell’alba, del crepuscolo e del pianeta Venere, protettrice delle vergini), Chasca Coyllur (dea dei fiori), Mama Coca ( dea della salute e della gioia), Coniraya (divinità lunare), Ekkeko (dio del cuore e della buona salute), Kon (dio della pioggia e del vento venuto da sud), Mama Allpa (dea della fertilità), Mama Cocha (“madre Mare”), Mama Quilla (“madre Luna”), Mama Zara (dea del grano), Pariacaca (dio dell’acqua nato dalla mitologia pre-Inca), Supay (dio della morte), Urcaguary (dio dei metalli), Apu Illapu (dio della pioggia e dei temporali). 
Molto venerati dal popolo erano gli huaca (le forze) dei monti, dei laghi, dei fiumi e degli alberi, ai quali si consacravano mucchi di pietre e si offrivano bambini in sacrificio.


La struttura religiosa

La religione Inca era evidentemente il riflesso della struttura statale ed infatti il dio Inti era l’immagine dell’imperatore, o Sapa-Inca (capo degli Inca). 
Quando gli inca conquistavano una terra facevano sempre costruire un tempio a Inti. A Cusco il tempio più importente era il Coricancha, dedicato appunto al Sole.

 

Certo è che sotto l’impero di Pachacuti (nono imperatore, 1438-1471/1472, dell’impero di Cusco, il cui nome in quechua significa “colui che riforma il mondo”, tant’è che diede inizio a un’era di conquiste tali per cui cuzco espanse il suo dominio dalla vallata a buona parte del Sudamerica), 
si affermo sempre di più il culto di Viracocha, trasformandosi anche in vari miti da creatore in eroe civilizzatore.
La casta imperiale ed il clero dedicavano il loro culto a Wiraqucha, mentre la religione del popolo era rivolta alle forze naturali e alla terra.
Inti, potente Dio del sole, veniva celebrato con imponenti cerimonie 2 volte all’anno, in occasione del Raymi ( danza del sole ) durante il quale veniva acceso un fuoco attraverso l’uso di uno specchio ustorio, e tale fuoco era custodito esclusivamente dalle Vergini del Sole (Taita Inti ). La festa si protraeva per otto giorni consecutivi. 
Questa festa è celebrata ancora oggi dai popoli andini.
Altro dio importante dopo Inti e Wiraqucha fu Inti Illapa, il Tuono. Egli viaggiava nella volta celeste con una saetta ed una mazza per generare il fulmine ed il tuono. Egli attingeva l’acqua da versare sulla terra dalla Via Lattea.
Al contrario di quanto si possa pensare, gli Inca durante i loro momenti di devozione e celebrazione delle loro tante divinità, non praticavano che in pochissimi casi il sacrificio umano, che era invece di animali. L’uso del sacrificio umano era dedicato ai momenti in cui si verificavano catastrofi e crisi nello stato, e la scelta del bambino da sacrificare avveniva ovunque nel territorio. Il bambino doveva essere bellissimo e privo di qualunque difetto fisico; veniva accompagnato in presenza dell’imperatore e quindi condotto in montagna ove avveniva il sacrificio eseguito con un colpo al cranio. Di questi sacrifici vi è la testimonianza relativa al ritrovamento di una piccola mummia

L’anno degli Inca


 

L’anno degli Inca era composto da 12 mesi di 30 giorni, cominciando in dicembre con la importante festa di Capac Raymi, e proseguiva con una festa ogni mese. Le cerimonie spesso di lunga durata e molto complesse dal punto di vista cerimoniale erano più delle volte in relazione a questioni agricole ed alla salute, tanto degli stessi esseri umani che delle coltivazioni e prodotti agricoli. La figura forse più importante di sacerdote maschio era per gli Inca il Willaq uma che aveva il potere di nominare nuovi sacerdoti e di insegnare loro la ” dottrina religiosa “. Oltre a questo, avevano anche funzioni di Guaritori e stregoni che si dedicavano alla divinazione per conto di terzi. Anche per le donne vi era la possibilità di diventare Mamaconas, e questo era privilegio delle ragazze nobili e molto belle che dopo anni di studio e lavoro, potevano imparare i segreti dell’arte e fare giuramento di castità per servire il Dio Inti ( le vergini del dio Sole ), oppure essere pronte a diventare mogli di nobili di rango. Nonostante le numerose ricerche e gli studi fatti su questo popolo e sulla sua cultura, purtroppo non si è potuto svelare a fondo il segreto ed anche l’alone di mistero che da sempre ha accompagnato gli Inca.Da ciò che è rimasto a testimonianza di questa civiltà, le monumentali vestigia di templi come Le fortezze di Sacsayhuaman, presso Cuzco e le città di Machu Picchu e Ollantaytambo ne costituiscono gli esempi più noti, oltre ai quali vanno considerate anche le enormi terrazze costruite per la coltivazione. Si pensi che queste ciclopiche costruzioni erano eseguite senza l’ausilio di calcina che saldasse gli enormi massi necessari alla loro costruzione.Basti pensare che gli Inca furono i depositari di più di 3000 anni di sviluppo culturale e tecnologico andino. Anche in campo medico gli Inca eseguivano trapanazioni al cranio, ed usavano praticare la rimodellazione delle ossa del cranio in bambini molto piccoli, così che la forma delle loro teste diventava conica. La loro struttura gerarchica interna al regno, basata sulla loro concezione ” duale “, aveva due Inca regnanti: un Inca hanan “sopra” e un Inca hurin “sotto. I loro progetti espansionistici destano tutt’oggi delle perplessità: vi sono testimonianze di spedizioni dirette in Polinesia, e soprattutto nel periodo del sovrano Pachacutec che Insieme al figlio Tupac Inca Yupanki conquistò il regno Chimú e alcune zone della Sierra dell’Ecuador. Dopo di lui, Tupac Inca Yupanqui estese le sue conquiste alla costa centromeridionale del Perú, il sud dell’Altopiano Boliviano, il nordovest dell’Argentina il nord ef il centro del Cile e poi nell’Ecuador, dove fondò una capitale secondaria, Quito. Gli strumenti che ancora oggi non sono stati compresi e che non hanno quindi svelato il metodo con cui venivano usati giornalmente dagli Inca per la loro scrittura sono i Quipus, un sistema di fili annodati che ancora impegna studiosi e scienziati. 

RITO PER PACHA MAMA
Ogni gesto d’amore e rispetto nei confronti della madre terra è un rito gradito a Pachamama.
Si possono fare canti per lei quando si svolgono le attività agricole, oppure portare doni sotto forma di grano o riso o cristalli da interrare
ai piedi di un albero a noi caro, quale segno di riconoscenza.
Oppure si può adottare un piccolo bosco prendendosene cura, o una spiaggia, o ancora organizzare un incontro tra amiche per andare 
a pulire un luogo di natura dall’immondizia, insegnando ai bambini a fare lo stesso.
Ogni atto d’amore è gradito a Pachamama.

PREGHIERA A PACHA MAMA

“Terra, Dea divina, Madre Natura, che generi ogni cosa e sempre fai riapparire il sole di cui hai fatto dono alle genti; guardiana del cielo, del mare e di tutti gli Dèi e le potenze; per il tuo influsso tutta la natura si quieta e sprofonda nel sonno. E di nuovo quando ti aggrada tu mandi innanzi la lieta luce del giorno e doni nutrimento alla vita con la tua eterna promessa; e quando lo spirito dell’uomo trapassa è a te che ritorna. A buon diritto invero tu sei detta Grande Madre degli Dèi; Vittoria è il tuo nome divino.
Tu sei possente, Regina degli Dèi! O Dea io ti adoro come divina, io invoco il tuo nome, degnati di concedermi ciò che ti chiedo, in modo ch’io possa in cambio colmare di grazie la Tua divinità, con la fede che ti è dovuta..”

Fonte: https://www.ilcerchiodellaluna.it/